Accantonare l'iniziale ritrosia verso la carriera solista di Julian Casablancas non è stata impresa facile. Il mood festaiolo anni ottanta lo associo forse troppo ad una delle giornate più anomale della mia vita, fatta di barolo, paranoie e Pavese. Forse per questo ho fatto fatica ad apprezzare in pieno, e comunque con un discreto ritardo, l'apprezzabile lavoro del buon Julian: motivetti semplici che ti entrano in testa, qualche loop pitù-pità, un pizzico di lo-fi che fa match con la linea degli Strokes.
Facile, per chi non si è ritrovato come me a strisciare nel fango a Danang e staccare le sanguisughe dai corpi dei miei compagni morti, lì sulla collina 457. Il tutto per vedere voi fricchettoni bruciare bandiere e dire che i musi gialli sono vostri fratelli, dannati ingrati!
In sintesi un album che magari non passerà alla storia, ma che accompagna in modo egregio i miei tragitti casa-ufficio.
1 Comments:
???
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