Voglio subito sgombrare il campo dai dubbi: tutti dovrebbero vedere suonare
Edda dal vivo, almeno una volta. L’occasione in questo caso viene dall’iniziativa Cantine Musicali di un piccolo teatro milanese, il
Teatro Blu, che abbina degustazioni di vino (San Colombano Doc) a un incontro musicale, appunto. Essendo arrivati tardi il vino lo vediamo solo da lontano, ma non importa, il vero aperitivo ce lo serve
Yuri Beretta, giovane songwriter indie pop che con la sua chitarra e la sua voce profonda ed espressiva ci regala una piacevolissima mezz’ora. Bravo davvero. Poi le luci si fanno soffuse, vengono accesi degli incensi sul palco ed entra Edda preceduto dagli inseparabili Andrea Rabuffetti e Walter Somà. Maglia vecchia, scarpe antinfortunistica, Edda sembra (e forse è) appena uscito dal cantiere, è imbarazzato, quasi si stupisce che tutta questa gente sia lì per lui, ed è come uno di noi, quando l’amico durante una serata a casa imbraccia la chitarra e apre il canzoniere. Anche Edda come farebbe il nostro amico sistema il suo quaderno con i testi e gli accordi sulla sedia di cucina davanti a lui, e attacca a suonare. Ecco, qua finisce la similitudine, perché fin da subito capisci che la voce è sempre quella che ricordavi, alta potente straziante, e saranno le luci, l’incenso o l’impatto sonoro che questi tre qua ti piazzano davanti, ma mi sono emozionato come non mi succedeva da tempo. Lui va avanti, urla, smozzica parole, accarezza e maltratta la sua chitarra, ci parla di sé con le sue canzoni, perché tra un pezzo e l’altro torna il ragazzone un po’ impacciato, sguardo basso, ci mette un po’ a sciogliersi e comunicare col pubblico (“è sempre imbarazzante parlare”, dice) e non puoi non provare affetto per quest’uomo. Finito il concerto rientra per acclamazione ma avverte, ora faccio solo canzoni dei Ritmo Tribale, ché le mie le ho finite…e ci emozioniamo ancora a risentire in versione naked Base Luna, Uomini, Invisibile, gli chiedono di suonare Oceano e lui declina, troppo difficile, dice! Se ne va e torna ancora per un ultimo pezzo, Amara, ma si è dimenticato come fa, chiede gli accordi al pubblico, si scusa (“oggi ho lavorato, è stata una giornata pesante…”). E mentre esci dal teatro pensi e ringrazi Dio o chi per lui perché Edda è ancora qui con noi quando sarebbe potuta andare diversamente (vedi post precedente) e ringrazi pure Walter e Andrea che l’hanno fatto scendere dal ponteggio e l’hanno riportato qui, al suo posto, su una sedia con una chitarra in mano.
2 Comments:
Complimenti per l'ottimo report, Cornholio! Really in a "Rocksuckers" style!
grazie per il consiglio appena finito di guardare l'intervista,domani lo ascolto sul myspace e nel caso compro l'album!
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