
E così Fernanda se ne è andata.
Si possono spendere fiumi di parole sulla sua figura di discepola di Pavese, di pacifista, di letterata, di "colei che portò la beat generation" in Italia; c'è chi parla di vuoti incolmabili, chi di una letterata punto e basta.
Kerouac, Ginsberg, Bukowski, Hemingway: 4 nomi a caso di autori che hanno cambiato il mondo e che lei non solo ha conosciuto, intervistato e tradotto ma che ha permesso a noi di amare.
Forse, in un paese in cui 1 persona su 3 non ha letto un libro nell'ultimo anno, il suo nome dirà poco a molti. Così come diranno poco "Gregory Corso" o "Lawrence Ferlinghetti" o "William Burroughs".
Ipocrisie a parte, ma senza Fernanda Pivano forse oggi penseremmo all'America come la terra dei cowboy e non come la patria della generazione perduta degli anni '30, della beat generation o del flower power. E la mia libreria sarebbe sottile sottile, privata di pietre miliari come On the road, Jukebox all'idrogeno, Fiesta o Post Office.
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