Il week end lungo lasciato alle spalle è stato in tutta onestà a dir poco perfetto. Vino, langhe, slow food, colline novaresi, trattorie nascoste sono solo alcune delle keywords.
La nostra meta è stata Alba con l'annuale kermesse di Vinum; il mood langarolo unitamente alle belle torri e all'onnipresente profumo della tonda gentile ci hanno fatto dimenticare il prezzo di € 20 per avere i buoni-degustazione e il livello onestamente abbastanza basso dei produttori presenti.
Dopo una rapida ricognizione tra i gazebo in cui scambiamo quattro chiacchiere con un simpatico produttore di Roero Arneis, la scarsità di etichette degne di nota ci spinge a partire direttamente con l'assaggio doppio di Barolo - Barbaresco in barba ad ogni norma basilare sulla degustazione "a salire".
Ecco gli esaminati con tanto di voto in base al metodo Parker:
-Barolo Cannubi riserva 2001 di Battista Borgogno. Tripudio di frutti rossi e viola: lungo e strutturato con tannini ancora vivaci. VOTO: 94/100
-Barbaresco Sorì Valgrande 2005 di Grasso. Un barbaresco giovane, forse troppo, in cui i piccoli frutti rossi sono lievemente soffocati da una nota di prugna. VOTO: 93/100
-Barbaresco Bricco Asili 2004. Potenzialmente una grande annata, peccato che fosse un mix di cuoio e tabacco. VOTO: 91/100
-Barbaresco 2005 di Negro Giuseppe. Morbido nonostante la giovane età, tradita dalla punta alcolica. Da tenere presente. VOTO: 93/100
-Barbaresco 2004 Ca Romè. Una bomba di profumi. Rosa, frutti rossi; peccato che fosse un filo corto. VOTO: 94/100
-Barbaresco Pajà 2004 di Manuel Marinoni. Onestamente il fanalino di coda. VOTO: 90/100
-Dolcetto Dogliani 2007 dei Poderi Luigi Einaudi. Cosa ci fa lì? Il culo tanto ai baroli e barbareschi! Lungo sia all'olfatto che al palato, un crescendo di frutti rossi, lampone, felce. VOTO: 93/100
La vera sorpresa però è venuta dalle colline novaresi, da dove proviene il vincitore della due giorni:
-Ghemme docg 2004 di Antichi Vigneti Cantalupo. Tannini morbidi, viole e rose. Frutti rossi. Lampone. Lungo, lunghissimo nei profumi, con un colore caldo ed avvolgente. VOTO: 95/100. E non era nemmeno la punta di
diamante della produzione.
Ovviamente lo abbiamo confrontato con i suoi concorrenti Ghemme docg e Colline Novaresi doc. Ma non c'è stata storia.
Per la serie: non basta il nome e comunque, come diceva Soldati, "la vinosità piemontese non ha eguali".
Etichette: Live reports, That's life, Wine
4 Comments:
In che senso "scarsità di etichette degne di nota"? Il programma era ben nutrito...
Simone
Ciao Simone,
Confermo entrambe le tue affermazioni.
Il programma era sì ben nutrito ma mancavano etichette "importanti" o con lo spessore che si può attendere in occasioni come Vinum.
Inoltre mi sembra che si siano troppo concentrati sul territorio, dando molto spazio al mercato extra piemontese (sarebbe stato molto meglio dare spazio predominante al piemonte).
Diciamo che lo spirito di Gowine (cui si deve l'organizzazione) è meno sul pezzo di Slow food.
Inutile dire che preferisco, anzi, preferiamo la filosofia di Slow Food.
Dr Gonzo
mai provato il dogliani vigna tecc 2006 di einaudi? un'esplosione di frutta matura e terra bagnata. x me è il primogenito della langa dura e contadina.
leggendo questo post è come se fossi stato lì con voi, ma un goccio d'invidia rimane. e concordo sulla valutazione del ghemme base di cantaloopoh: una "spanna" (scusate il gioco di parole) sopra al 3bicchierizzato ghemme 2004 del torraccia
cheers!
ah... inerente al tema vi propongo questo pezzone di indie piemontese
http://www.brunomauroelaband.it/files/08_padre_contadino.wmv
Posta un commento
<< Torna alla Home